Cronaca 16 Giu 2017 23:15

ARISCHIA, PROSCIUGATA DAL SISMA L’ACQUA DI SAN FRANCO SPERA IN NUOVO MIRACOLO DELL’EREMITA

ARISCHIA, PROSCIUGATA DAL SISMA L’ACQUA DI SAN FRANCO SPERA IN NUOVO MIRACOLO DELL’EREMITA

L’AQUILA – La miracolosa “acqua di san Franco” che sgorgava dalla storica sorgente dell’omonimo fosso, sui monti di Arischia (L’Aquila), non zampilla più da quando l’ultimo terremoto di forte entità, il 18 gennaio scorso, ha stravolto nuovamente la popolazione aquilana.

Una segnalazione che a malincuore arriva proprio dagli abitanti della frazione che storicamente venerano il santo eremita con una processione che arriva fin sui monti di Assergi, dove San Franco, dopo il suo errare per la catena centrale dell’Appennino abruzzese, dal Vasto ai monti Sabini, dai monti del Velino fino al Gran Sasso, da Roio a Lucoli, visse a lungo per concludere la sua esistenza all’interno di una grotta tra le rocce.

“La leggenda narra che il pastore eremita ha fatto sgorgare acqua proprio da una roccia, lungo la valle sud-ovest del Vasto, che esiste ancora oggi – racconta a Virtù Quotidiane Abramo Colageo, storico di Arischia e componente degli Usi Civici della frazione – quella stessa roccia a ridosso della sorgente dove i pellegrini di montagna hanno da sempre bevuto l’acqua e lavato i loro corpi per ottenere la guarigione dalle malattie della pelle”.

Si arriva alla sorgente di San Franco passando per la suggestiva strada turistica conosciuta come Strada Maestra del Parco che sale fino al Passo delle Capannelle deviando poi un percorso interpoderale che giunge fino alla cappella dedicata al santo, detta “Conicella di San Franco” a 1.800 metri di altezza. La cappella è stata inaugurata nell’estate del 1945 dal cardinale Carlo Confalonieri, arcivescovo dell’Aquila.

“Il vescovo doveva raggiungere la sorgente per celebrare la messa ma arrivato al Passo delle Capannelle non riuscì a proseguire con l’auto il suo percorso a causa della strada impervia e molto stretta. Così in sella alla giumenta di un arischiese – scrive Colageo in un libro dedicato al santo – l’arcivescovo arrivò a destinazione accolto da una grande folla. Si narra che la bestia non riusciva a rimanere gravida da diversi anni ma dopo aver bevuto l’acqua miracolosa rimase finalmente gravida proprio la stessa estate. La notizia suscitò molto scalpore tra la società contadina dell’epoca e rafforzò la devozione per l’eremita”.

Comunemente conosciuta come “l’acqua prodigiosa di San Franco” per le sue virtù terapeutiche, oggi sembra non dare più segni di vita se non a riprese sporadiche dalla sorgente che rimane un punto di ritrovo per tanti appassionati della montagna.

Un fatto degno di nota per la popolazione del posto e soprattutto per le “comari, così venivano elette, in segno di affetto e rispetto, le donne del paese che, per mano e recitando preghiere, seguivano il cammino della processione per le strade di campagna fino a raggiungere le colonne della chiesa san Franco d’Assergi – scrive ancora nel suo libro Colageo – Era il 4 giugno del 1930 quando la processione con venti donne e un bambino affetto da un’allergia particolare partirono alla volta della chiesa di Assergi, passando in cammino per Collebrincioni e Aragno. Sulla via del ritorno la donna si fermò alla sorgente per bagnare la testa del figlio che dopo qualche giorno guarì”.

Un punto di ristoro e meditazione molto importante per il territorio, non solo per il contesto naturalistico culla della sorgente ma anche per il valore storico e spirituale di una tradizione che da sempre ha attirato pellegrini e viandanti anche da fuori regione.

Il culto di san Franco, suggestivo e carico di devozione popolare, ha radici antichissime nel borgo arischiese ed è sempre stato caratterizzato da una fervente devozione del mondo agro-pastorale di tutta l’alta Valle dell’Aterno e del Gran Sasso. Un culto che si è verosimilmente tramandato fino ad oggi.

“Ogni avventore che si recava a prendere l’acqua – riferisce lo storico – lasciava un pegno, un fazzoletto, un piccolo ricordo, spille, monete, alcuni scrivevano nella ‘conicella’ con l’effige del santo una dedica, da giugno a settembre era tutto un via vai di pellegrini abruzzesi, soprattutto teramani. Questo accade ancora oggi”.

Tra le testimonianze più pregnanti, quella riferita al terremoto del 1703 quando i pastori del borgo arischiese istituirono un’associazione in onore del santo che addomestica il lupo, nemico ancestrale dei pastori.

Ad oggi se l’acqua tentenna ad uscire in seguito alle forti scosse di terremoto del gennaio scorso forse bisognerebbe invocare di nuovo il santo, ma soprattutto per la ricostruzione della frazione che è ferma al palo dal 2009, ci vorrebbe una ricostruzione certa e “prodigiosa” come l’acqua di San Franco.


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