Borghese non trova 4 ristoranti, da Treviso parte la rivolta contro la strumentalizzazione televisiva

TREVISO – Non sempre la pubblicità in televisione può avere un tornaconto positivo sull’attività. Lo sanno bene i ristoratori che partecipano al famoso programma condotto da Alessandro Borghese. Scontri, litigi, pecche nascoste diventano aspetti alla mercè di tutti. Non si torna indietro, in poche parole. Sarà per questo che i ristoratori di Treviso hanno preferito declinare gentilmente l’invito di Quattro Ristoranti?
Sono stati definiti freddi e poco inclini al volersi mettere in gioco, ma i ristoratori trevigiani hanno tutti i loro buoni motivi per non assecondare le richieste di un programma televisivo che mette su un piatto d’argento ogni minima debolezza. Questa indiscrezione, confermata successivamente da Dania Sartorato, presidentessa provinciale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe), lascia il pubblico a bocca aperta.
Una sorpresa non allo stesso modo eclatante per chi nel settore ci lavora. Borghese stesso, in una delle sue interviste, spiega quanto sia complicato gestire le fasi di registrazione, dove i concorrenti si trovano spesso a discutere, a dirla in modo riduttivo. Questo è perlomeno ciò che si vede in tv. Alcuni ex partecipanti non si sono nascosti e a camere spente hanno onestamente dato la loro versione dei fatti.
Pare esistano delle “linee guida” date dagli autori che indicano su quali aspetti focalizzarsi e in quale momento mettere pepe alla cena. Una scaletta da seguire con i punti cardine dell’esperienza. Ma, d’altronde, non si può andare tutti d’accordo e la gara è sempre una gara; quindi, questa spontaneità è talvolta dettata dalla voglia di vincere.
Al di là delle scelte prettamente scenografiche e a fini di ascolto, esistono delle vere e proprie motivazioni che portano i ristoratori a tentennare prima di accettar l’invito a 4 Ristoranti. In primis, non a tutti piace affrontarsi in una battaglia pubblica al solo scopo di essere definito il migliore della città. C’è chi sta bene nel suo brodo, ha la propria clientela e non ha bisogno di lanciarsi in un’avventura stile Rischia Tutto.
Far entrare le telecamere in casa propria significa mettere sotto esame tutto quanto costruito sino a quel momento. La famosa cappa sporca di grasso, i contenitori non etichettati e gli utensili appesi in giro per la cucina sono ormai fatti noti. Chi partecipa ormai sa come deve presentarsi una cucina conforme alle regole del gioco – e anche del normale igiene. Possono capitare delle sviste, ma saranno quelle il capo d’accusa che decreterà l’inizio del declino della carriera del ristorante.
Un vino stappato male per via dell’emozione di avere quattro telecamere puntate addosso non sarà più perdonato, così come un bicchiere sbeccato o un’attesa leggermente più lunga del previsto. I ristoratori non temono tanto il programma fine a sé stesso, quanto l’impatto che ha sul pubblico.
Questo storico “no” del comparto gastronomico di Treviso è stato forse anche un rifiuto verso questa politica dell’incontrollato potere che la televisione e i programmi di questo tipo hanno avuto sulla gente comune. Oggigiorno sono ormai tutti critici gastronomici, tutti pronti a sparare a zero su luoghi e persone che non si meritano un simile accanimento.
Il Borghese di turno, che può rifarsi a qualsiasi altro contesto del settore hospitality, diventa l’arringa di chi giudica. Vogliamo forse accusare quei ristoratori che hanno avuto il coraggio di dire di no all’essere messi in una vetrina in cui solo in pochi si salvano? Vogliamo fargli una colpa del fatto che abbiano preso una posizione ben precisa?
Treviso ha rifiutato 4 Ristoranti per la seconda volta, una stoica battaglia che hanno deciso di portare fino in fondo anche questa volta. Ci saranno delle conseguenze anche nelle altre località italiane? Non resta che aspettare.
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