CORONAVIRUS, A PESCARA RISTORANTI VUOTI, APPELLO AD ANDARE A CENA FUORI

PESCARA – Tra psicosi e le disposizioni inserite nel decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, firmato dal premier Giuseppe Conte mercoledì sera e che dispone oltre alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 15 marzo, la sospensione di eventi e manifestazioni che possano generare assembramento e che non consentano di garantire la distanza minima di un metro, il coronavirus intacca anche i ristoranti pescaresi.
“Il calo comincia a farsi sentire anche nella ristorazione – commenta a Virtù Quotidiane, Gianni Taucci, direttore di Confesercenti -. Lo fa in un duplice modo. Da una parte i gestori sono indaffarati ad assicurare la fruizione e a tutelare i consumatori, riducendo i coperti, così da rispettare le distanze minime tra i tavoli richieste nelle disposizioni. Dall’altra la flessione nell’affluenza legata alla paura del contagio. Il risultato è una doppia perdita economica, che mette in serio pericolo le attività commerciali”.
Preoccupazione alta insomma tra i ristoratori, sebbene questo weekend potrebbe rappresentare una cartina tornasole sui reali effetti del Covid-19.
“In questi ultimi giorni – aggiunge Taucci – le famiglie sono rimaste in casa. Nel fine settimana quindi potrebbe svilupparsi una voglia di uscire e di svagarsi. Speriamo possa generarsi più movimento, anche se le aspettative non sono rosee”.
In effetti la psicosi da coronavirus si è ormai diffusa persino in attività ad alto rendimento. Ne è un esempio Fattoria Toccaferro, i cui quattro locali tra Pescara e Chieti sono sempre pienissimi.
“Negli ultimi tre giorni – dice a Vq Daniele Capperi – abbiamo registrato un calo di almeno il 30 per cento, in tutti i tre ristoranti. Dal nostro canto ci siamo adeguati, riducendo il numero dei tavoli, così da distanziarli secondo le regole. Abbiamo apposto all’esterno e alla cassa le dieci norme di buon comportamento da seguire, messo a disposizione dei clienti prodotti igienizzanti, e affisso nei servizi igienici altri suggerimenti. L’obiettivo è quello di rispettare la salute del cliente e la sua serenità. Il problema è che siamo dentro a un tunnel e non vediamo la luce”.
In controtendenza invece il quarto locale della famiglia Toccafero, Il panettiere e la Massaia, che aperto in orari diurni, anche per colazioni e aperitivi, con la chiusura delle scuole, ha visto un incremento della clientela giovanissima.
Non parla di calo drastico, fino a ora, Cristian Summa, membro del direttivo di Confcommercio e titolare di due ristoranti, La Bottega del 40 su via delle Caserme e Cantina e Cucina in pieno centro.
“Si percepisce la paura, – commenta – ma contestualmente le persone vogliono vivere normalmente. Per questo fino a ora non abbiamo visto una riduzione così evidente. Nel frattempo ci stiamo adeguando alle disposizioni, togliendo coperti”.
Un decreto che ha spaventato e ha causato qualche disdetta, “ma non creiamo allarmismi – precisa Daniele D’Alberto, chef e titolare di Nole ristorante e bistrot -. Il nostro è un ambiente piccolo e ricercato e le comunicazioni ministeriali contengono norme per noi scontate. Con la chiusura delle scuole e un minor movimento giornaliero, abbiamo notato una lieve riduzione nelle colazioni del bistrot”.
Lo scenario è più nero per molte attività di cucina orientale, come Hai Bin, storico ristorante cinese lungo la riviera pescarese che ha fatto la scelta drastica di chiudere per tutto il mese di marzo.
Secondo un’analisi di Confartigianato Chieti L’Aquila sono quasi 10 mila le imprese artigiane abruzzesi maggiormente esposte rispetto agli effetti derivanti dall’emergenza coronavirus, per un totale di oltre 20 mila lavoratori. I settori maggiormente coinvolti sono nove, tra i quali la ristorazione.
“L’emergenza coronavirus sta letteralmente mettendo in ginocchio l’economia regionale – sottolinea in una nota il direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli -, anche se in Abruzzo la situazione, dal punto di vista sanitario, continua a essere sotto controllo. Serve una cabina di regia unica, composta da Regione Abruzzo e parti sociali, che possa elaborare un piano reale e concreto per il supporto alle imprese e ai lavoratori. Auspichiamo che la Regione provveda nell’immediato a individuare misure di sostegno concrete”.
Un appello arriva anche dalla sorella pescarese. “Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri – affermano il presidente e il direttore di Confartigianato Imprese Pescara, Giancarlo Di Blasio e Fabrizio Vianale – va nella direzione della precauzione e della prevenzione e non possiamo che essere d’accordo. Nella parte in cui si sospendono manifestazioni, eventi e spettacoli di qualsiasi natura, però, non è chiarito il concetto di affollamento, tanto che il provvedimento potrebbe essere soggetto a diverse interpretazioni. Chiediamo quindi al Prefetto, alla Regione e al Comune di chiarire il contenuto del decreto, così da consentirci di collaborare e di dare informazioni utili agli associati. Una delle ipotesi potrebbe essere quella di prevedere un tavolo di confronto tra istituzioni e associazioni di categoria, così da poter approfondire le misure da adottare, fornendo risposte concrete agli operatori”.
“È inoltre necessario – aggiungono – prevedere sgravi e agevolazioni destinati a tutti coloro che, a causa della eccezionale situazione in corso, non riescono a pagare l’affitto. Al sindaco di Pescara, Carlo Masci, e a tutti i primi cittadini dei comuni della provincia lanciamo un appello: bloccare il pagamento di Imu, Tari e Cosap fino a quando l’emergenza non sarà rientrata”.
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