DAL CASTELLO DI PRETURO AL MONTE DELLA TORRETTA, UN ESEMPIO CONCRETO DI CURA DEL TERRITORIO

L’AQUILA – E poi ci sono quelle volte in cui sei certo che l’escursione programmata sarà ricca di soddisfazioni e invece i luoghi che incontri ma soprattutto l’impegno delle comunità locali nel mantenerli riescono addirittura a spiazzarti, facendoti tornare a casa col cuore doppiamente pieno, di bellezza e di stupore.
È il caso di Preturo, del Monte della Torretta, dei ruderi del Castello, della Croce e della Crocetta: il giro, insomma, che vado a descrivere oggi.
Lasciamo l’auto a Cese, davanti al fontanile del piazzale di fianco la Parrocchia di San Giovanni Battista. Riempiamo le borracce e c’incamminiamo nella via omonima in direzione est, verso Preturo.
Dopo duecento metri imbocchiamo una viuzza sulla sinistra e iniziamo la salita. In 15 minuti raggiungiamo il primo piccolo gioiello della giornata: la Madonnella di Preturo, una chiesetta rurale restaura di recente grazie alle donazioni dei paesani.
Seguiamo le indicazioni per il castello e dopo un paio di curve troviamo un cartello che indica l’inizio del sentiero vero e proprio, il n°7 per Monte Soffiavento e Monte Calvo. Siamo su una carrareccia ripida ma comoda, merlettata da muri a secco e querce.
La pendenza un po’ si fa sentire ma in meno di un quarto d’ora, piegando leggermente a destra, giungiamo ai ruderi del castello (850 metri sul livello del mare).
Del castello, effettivamente, resta ben poco, solo una serie di muraglioni a secco che lasciano immaginare l’antico insediamento, lo spazio però è pulito, ci sono dei tavoli dove fare una breve sosta e il panorama verso il Cicolano e oltre fino al Monte Velino è notevole.
Riprendiamo il sentiero, sempre ben tracciato, e da qui in avanti la salita si fa più ripida. Nulla di impossibile, eppure in meno di 800 metri se ne salgono 200, quasi la metà del dislivello di giornata.
Come si esce dal bosco e s’inizia a godere della vista su Amiternum, e oltre su Arischia, Pizzoli fino al Gran Sasso, bisogna prestare attenzione al sentiero che biforca: da un lato continua a salire, dall’altro scende alla Croce di Preturo.
Ed è lì che ci dirigiamo per ammirare L’Aquila da un’angolazione insolita.
Ammirata la vista dalla Croce, per non far torti, andiamo ad ammirare anche quella dalla Crocetta di Cese: tornati sul cammino principale, dopo scarsi cento metri si segue un sentierino sulla sinistra. Diamo solo un rapido affaccio però, l’area camping Piano Vena ci attende poco distante e una pausa è quel ci vuole dopo la salita. Siamo a 1045 metri e abbiamo camminato per un’ora e mezzo.
Dopo esserci rifocillati, seguiamo il sentiero verso la cima del Monte della Torretta (1087 metri). Il panorama finalmente si apre a 360° e possiamo ammirare tutta la conca dell’Aquila e le cime innevate tutt’intorno dal Terminillo fino alla Majella: uno spettacolo che ripaga di ogni fatica. Non possiamo indugiare però, la strada per il ritorno è ancora lunga.
Riprendiamo il sentiero verso ovest, in direzione del Monte Calvo. Tra sali e scendi, a volte dalla pendenza un po’ critica, in una mezz’ora scarsa raggiungiamo il Passo della Portella (1003 metri), dove si dipanano vari sentieri, verso Forca, il Calvo e il Soffiavento.
Noi imbocchiamo la carrareccia e iniziamo la discesa. Ci attendono altri 30 minuti di cammino, un dolce declivio che ci condurrà prima in una pineta e poi, svoltando a ogni bivio verso sinistra, in una cava abbandonata dove incontriamo delle bacheche informative, a un paio di vecchi ruderi e fin dietro la tenuta vinicola di Castel Simoni.
Proseguiamo fino a immetterci di nuovo in via San Giovanni e in pochi minuti siamo giunti al punto di partenza.
In totale abbiamo percorso circa 8 km in 3 ore. L’anello della Torretta fa parte di una rete di tre sentieri ricavati nella zona di Preturo e di Cese. Il progetto, nato qualche anno fa, si chiamava “Alla ricerca dei sentieri di…” ed è un esempio lampante di come la cura dei sentieri, unita a un po’ d’impegno e a un immenso amore siano la prima piccola grande soluzione per il rilancio del territorio. Alessandro Chiappanuvoli
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