Cronaca 21 Set 2021 20:16

HOME RESTAURANT HOTEL, GAETANO CAMPOLO: “SUBITO UNA LEGGE”

HOME RESTAURANT HOTEL, GAETANO CAMPOLO: “SUBITO UNA LEGGE”

PESCARA – “L’attività degli home restaurant è perfettamente legale, ma serve una legge subito”. A dirlo è Gateano Campolo, fin dal 2015 attivo nel settore della ristorazione in casa, amministratore e fondatore di Home Restaurant Hotel srl, associazione che rappresenta più di 350 Home Restaurant in oltre 80 città italiane.

“Un Home Restaurant è uno spazio, normalmente privato, che grazie all’iniziativa e l’intraprendenza di chi ama cucinare diventa luogo d’incontro occasionale per amici, viaggiatori o semplicemente sconosciuti che hanno interesse a condividere ricette, sapori autentici e specialità oltre che sperimentare una nuova occasione di socialità – si legge sulla piattaforma ideata da Campolo -. L’Home Restaurant è, a tutti gli effetti, un comparto della Industria 4.0 e nello specifico, un’espressione del Social Eating”.

Ma sul comparto regna confusione, che scoraggia un bacino potenziale di “almeno 30 mila persone – secondo una stima di Campolo – che sono interessate ad avviare un’attività, ma hanno paura. Finché non ci sarà una legge chiara, non si avventurano. In Abruzzo, ad esempio abbiamo appena 4 associati”.

Sul settore nel 2017 si era avviato un iter normativo, con un ddl che però si è arenato in Senato, “perché bocciato dall’Antitrust, come anche le risoluzioni ministeriali del Mise antecedenti al 2017 in quanto considerati discriminatori e limitatori nei confronti del settore” chiarisce a Virtù Quotidiane, Campolo, decretato Ceo dell’anno per Le Fonti Awards Innovation.

Sebbene manchi una legge nazionale, però, l’attività degli home restaurant è perfettamente normata. “Il settore restaurant è regolamentato dal parere del ministero dell’Interno del 2019 – specifica -. Chiunque vuole, può fare home restaurant comunicando in questura l’attività occasionale. La nostra piattaforma sbriga per i nostri associati tutte le pratiche, facendo la comunicazione alla polizia”.

In quanto attività occasionale, l’home restaurant nel rispetto delle norme, può essere effettuato per tre volte a settimana, entro un limite di 5 mila euro e con ricevute non fiscali, su cui si appone una marca da bollo in caso si superi la somma di 77 euro. Il tutto deve essere comunicato alla questura, “che provvederà a fare controlli sui documenti e sullo svolgimento dell’attività in maniera occasionale – continua Campolo -. Tutto questo è confermato da una sentenza del Giudice di Pace di San Miniato (Pisa) che nel 2019 ha condannato il Comune di Montopoli (Pisa) che aveva emanato un’ordinanza di chiusura per un home restaurant con relativa multa. All’homer veniva contestato l’avvio dell’attività senza aver presentato la pratica di Scia, ma il Giudice di Pace ha riconosciuto la mancanza di necessità di presentazione di Scia per l’apertura di un Home Restaurant. A luglio di quest’anno, un nostro iscritto di Girasole (Nuoro) era stato multato dal Comune per 5 mila euro. Lo stesso Comune dopo una settimana ha revocato la sanzione perché non possiamo essere assimilati alla ristorazione classica”.

Secondo Campolo è urgente una legge. “Il problema di fondo è che manca una legge che inquadra il settore come vuole l’agenda europea del 2014 e del 2016. Dal 2017 non si è più parlato del settore nonostante sia cresciuto in modo esponenziale. Non vogliamo essere presi di mira dalle associazioni di categoria, quindi siamo favorevoli all’attività per un massimo di 3 giorni a settimana. Chiediamo di portare il massimale a 10 mila euro e anche un codice ateco come ristorazione privata per poter aprire una partita iva. Questo farebbe uscire dal limbo”.

Di parere differente Alessandro Klun, autore di diversi testi sul diritto della ristorazione, e che durante il lockdown ha pubblicato No show e recesso dalla prenotazione ristorativa. “La ristorazione domestica ad oggi non risulta regolata da alcuna disciplina legislativa. In particolare, è tuttora incerto se l’attività di home restaurant sia o meno sottoposta ad un obbligo di preventiva presentazione di Scia (segnalazione certificata di inizio attività) presso il Comune del luogo in cui la si intende intraprendere. In un simile contesto, è del tutto evidente e persistente la necessità di un intervento legislativo definitivo che stabilisca regole chiare e definitive”.


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