Cronaca 21 Giu 2019 20:59

L’ANELLO DEL MONTE ETRA E LA VIA ROMANA: UNA CAMMINATA CHE NON SMETTE MAI DI SORPRENDERE

L’ANELLO DEL MONTE ETRA E LA VIA ROMANA: UNA CAMMINATA CHE NON SMETTE MAI DI SORPRENDERE

OVINDOLI – Il Parco regionale Sirente Velino tra le sue aspre cime nasconde incredibili tesori naturali: sono i boschi di faggi, le grandi piane ammantate di verde, le valli, le gole, le pareti di calcare. Come la splendida Val D’Arano, a Ovindoli (L’Aquila), dalla quale partono sentieri che portano alle Gole di Celano oppure alla vetta del Sirente.

Noi abbiamo percorso l’anello del Monte Etra, una camminata incredibile che da inizio a fine non ha smesso di sorprenderci.

Raggiunto Ovindoli, seguiamo le indicazioni per la Val D’Arano e lì lasciamo l’auto nelle vicinanze di un gazebo in legno. Proseguiamo lungo la carrareccia di sinistra, verso il Sirente, che poi ad una sbarra, prendendo la salita, diventa il sentiero n° 13 del Cai.

Seguitiamo sulla sterrata per più di 4 km fino alla Bocchetta di Prato di Popolo (1.600 metri, 1.20 h).

Alla nostra destra, prima la valle poi le gole, silenziose e incontaminate, si concedono a sprazzi tra le fronde degli alberi, ma quando avviene non resta che fermarsi e ammirare.

In corrispondenza di un tavolo, si lascia la carrareccia e si prende il sentiero 13 A che, cresta cresta, dopo alcuni sali e scendi, e con splendidi affacci sulle Gole di Celano, conduce in poco più di un’ora alla cima del Monte Etra (1.818 metri).

È un percorso non sempre facile ma certamente divertente, per chi ha un pizzico di confidenza con la montagna.

Ad attenderci in vetta, oltre la croce messa dal Gruppo Alpini di Aielli, una vista pazzesca sulle gole e giù fino a Celano, da un lato, sul Vado Castello, il Prato di Cerro e la tortuosa strada che qui risale da Aielli, dall’altro.

Proseguiamo il cammino scendendo per il sentiero 12 A che, molto scosceso e accidentato, in 30 minuti di porta a quota 1.400 metri, dove incontriamo una biforcazione.

A sinistra si scende verso Aielli, a destra si imbocca la Via Romana (12 A): un’antica strada, a tratti scavata nella roccia, che collegava l’Altopiano delle Rocce alla Marsica.

E su questo tratto, che percorriamo per quasi 2 ore, l’incanto pare non voler smettere di accompagnarci, pare, a ogni cambio di scenario, volerci sorprendere ancora un po’ di più.

La fatica si cheta, il desiderio ti spinge a proseguire.

Dopo pareti di roccia, svariati prati fioriti ognuno di diverso colore, boschi di pini, boschi di faggi, qualche orlatura di muri a secco qua e là, un panorama sempre impressionante sulle Gole di Celano, e sempre accompagnati dal volteggiare di una mezza dozzina di grifoni, giungiamo attraverso il tracciato per lo più pianeggiante all’unico intoppo di tutta la giornata: una frana ha portato via il sentiero, lasciando al suo posto una voragine profonda che fatichiamo non poco a superare.

Sarebbe opportuno l’intervento del Cai per ripristinare il sentiero.

E ritorniamo infine alla Val D’Arano, sul piccolo anello pianeggiate che la costeggia tutta. Da qui tardiamo ancora una mezz’ora per arrivare all’auto e, in 6 ore, per chiudere l’anello più ampio del Monte Etra.

Un percorso, quello oggi proposto, davvero incredibile, ammaliante, da lasciare spesso il camminatore col fiato sospeso: un gioiello incastonato tra pareti di roccia a picco, tra vallate di smeraldo, mai ripetitivo; una camminata capace di far letteralmente innamorare, ove ce ne fosse ancora bisogno, l’escursionista del nostro Abruzzo. Alessandro Chiappanuvoli


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