L’AQUILA: SALA BAIOCCO E ALBERGO ITALIA, DAI FASTI DELL’OTTOCENTO A OGGI

L’AQUILA – Le decorazioni in oro vennero inaugurate alla presenza di re Umberto I e di sua moglie, la regina Margherita di Savoia, appassionata ai merletti del tombolo aquilano esposti nella sala centrale del palazzo, mentre gli ovali e le tele incastonate nel soffitto, raffiguranti un baccante e scene di putti a contorno, furono decorate dal pittore Teofilo Patini, nella stanza dalla volta a sesto acuto invece, ornata di piccole colonne in stile gotico, ebbe a soggiornare il poeta Gabriele D’Annunzio.
Se potessero parlare le pareti dell’antica sala Baiocco, cuore dello storico Albergo Italia di Corso Vittorio Emanuele, racconterebbero i fasti, gli incontri e le vicende della società aquilana nel vivo della sua Belle Èpoque.
Siamo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la città dell’Aquila vive un grande fermento artistico e culturale rappresentato, centimetro per centimetro, dalla elegantissima sala Baiocco, decorata di pitture e ornamenti polimaterici di alta maestria, inaugurata in pompa magna nel 1895 alla presenza della famiglia reale.
Nei locali del palazzo trionfano, tra le altre, le correnti artistiche dello stile Liberty e del Simbolismo, portate in città dalla Scuola di Arti e Mestieri diretta da Patini, un habitué della dimora dove era solito portare i suoi allievi a fare esperienza. Si deve proprio al Patini infatti la realizzazione della tela centrale con il baccante, ai suoi allievi Carlo Patrignani e Amedeo Tedeschi il compimento delle quattro tele minori con i putti. Di stile neogotico e neorinascimentale è invece, secondo lo storico dell’arte Mauro Congeduti, la cappella con la volta a sesto acuto, tanto amata da D’Annunzio. “Stili tipici del revival storicistico che caratterizza quella fase culturale che accosta e combina stilemi appartenenti a epoche diverse” spiega lo storico dell’arte.
Arte, simboli e storia continuano ad affascinare lo sguardo entrando nel salottino del piano superiore, ornato di fiori stilizzati su tinta verde pallido, con il soffitto di vetro e le due volte frontali scolpite con gli emblemi massonici, affacciato sulla sala Baiocco attraverso la cornice di un camino, come la balconata che corre lungo tutto il perimetro della sala illuminata dalle ampie vetrate.
Oggi il palazzo, grazie ai lavori di ristrutturazione e restauro post sisma, ultimati nel 2017, dispone anche di quattro locali commerciali che costituiscono la Galleria Italia, posta all’ingresso dell’albergo che conta diciannove camere e una terrazza panoramica spettacolare, con vista esclusiva sui tetti della città, la cupola di San Bernardino e il Gran Sasso. Non tutti sanno che l’Albergo Italia era considerato il più rinomato d’Abruzzo, e di tutto il centro Italia, per la presenza dei servizi igienici in ogni camera, una sala da pranzo per i banchetti e un atrio per le esibizioni musicali, un vero lusso per l’élite turistica dell’epoca.
Eseguiti con le tecniche artistiche originali, anche grazie al supporto di sofisticate apparecchiature elettroniche, i lavori hanno permesso di recuperare le antiche decorazioni polimateriche, i fregi, le pitture murali originali, le opere di stucco floreali, gli ornamenti in metallo, come le aquile in ferro battuto sulla balaustra affacciate sul corso, le dorature delle pareti nel loro colore originario, i marmi rosati delle colonne divisorie e le vetrate colorate.
“Quattro piani di storia, tra la Sala Baiocco, le diciannove camere dell’Albergo Italia, l’omonima Galleria commerciale e la cantina medievale nel piano interrato, che potrebbero e dovrebbero tornare ad essere fruibili alla città per cotanta bellezza. La gestione a cura di eventuali acquirenti tuttavia dovrebbe essere adeguata, di prestigio, considerato il valore sociale che l’edificio ha rappresentato e rappresenta ancora oggi per la città”, dice a Virtù Quotidiane il consulente immobiliare Sergio Adriani, già curatore, prima del sisma, dei lavori di restauro del palazzo che risale alla fondazione della città.
Riguardo le diverse proprietà di cui si ha contezza, la famiglia dei Ciampella, nei primi decenni dell’Ottocento, concluse la vendita dell’immobile con un ricco commerciante di Montereale, Andrea Baiocco, cui si deve il nome della sala. Successivamente è la famiglia dei Capranica a subentrare nella gestione del palazzo, poi acquistato dai Pietrantonj, famiglia di viticoltori di Vittorito di cui si narra la vendita di una vigna per la chiusura dell’importante operazione immobiliare.
Un ambiente che rivela dettagli preziosi, opere d’arte degne di un percorso museale, intriso di storie, presenze, incontri, arrivi e partenze, in un’atmosfera rimasta fedele alla bellezza di un tempo.
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