Cronaca 30 Giu 2018 19:00

NELLA BIRRERIA GRAN SASSO: “QUI NIENTE SIMBOLI, FACCIAMO POLITICA SOLO INVESTENDO SUI PRODUTTORI LOCALI”

NELLA BIRRERIA GRAN SASSO: “QUI NIENTE SIMBOLI, FACCIAMO POLITICA SOLO INVESTENDO SUI PRODUTTORI LOCALI”

L’AQUILA – “Ah perché non son io co’ miei pastori?”. I versi di Gabriele d’Annunzio accompagnano la skyline delle cime: un’immagine stilizzata in cui ti rappresenti il Corno Piccolo, il Corno Grande, Monte Corvo, Monte Camicia, Pizzo Intermesoli e le altre 20 cime sopra i duemila. Scritte in giallo su sfondo verde, i colori dominanti di questo locale concepito come omaggio alle birre artigianali e ai prodotti tipici del territorio.

E la sintesi arriva proprio dalle nostre montagne. Nasce così la birreria “Gran Sasso”, solo omonima dello storico locale di via Tempera.

Un agro-pub portato avanti dai due fratelli Simone e Marta Laurenzi, 33 e 27 anni, insieme al socio Giulio Giangrazi di 26. Carni, formaggi e salumi rigorosamente abruzzesi e da qualche mese anche pizzeria con forno a legna.

A dicembre, saranno due anni che i ragazzi si sono insediati in quel di Acquasanta, di fronte alle Industriali. Una zona che vive periodi alterni, passando da un momento di massima frequentazione a mesi più in sordina, specie in questi giorni che per raggiungere la birreria c’è da fare lo slalom intorno a segnali di divieto di accesso e strutture in demolizione controllata. Ma il locale è pieno, specie se sul palco c’è una band.

L’altra sera è stata la volta dei “CiMandaRino”, tributo a Rino Gaetano direttamente dalla Sabina. Dieci giorni fa c’è stata una cover band di Ligabue e a luglio sarà la volta degli omaggi a Lucio Battisti (giovedì 5 luglio in chiave rock con StataleQuattro), Franco Califano (giovedì 12) e 883 (giovedì 19).

Nessuna cover band di Rita Pavone all’orizzonte. Peccato, magari poteva starci come idea per una serata, da giustapporre a un tributo ai Pearl Jam. Scherzi a parte, la politica può rivelarsi un tema caldo da queste parti.

Gli impegni pubblici di Simone Laurenzi e la sua vicinanza a schieramenti di destra non sono certo una novità dell’ultima ora. Tra le persone in sala, riconosci gente come l’ex assessore Maurizio Dionisio, in carica ai tempi di Tempesta.

Ma una cosa è il partito, altra cosa è portare avanti la gestione di un locale.

“Qui il mio modo di fare politica è far lavorare i piccoli produttori del posto”, spiega il giovane a Virtù Quotidiane.

“A partire dalla scelta delle birre artigianali che si appoggia sui birrifici Cafasse di Capitignano e La Monna di Pizzoli, senza disdegnare gli stabilimenti artigianali Fondelatte di Teramo e Majella di Pretoro, nell’entroterra teatino”.

Stesso criterio nella composizione del tagliere che è arricchito con le mozzarelle di Dino Rossi direttamente da Ofena, mentre per le carni si fa affidamento alla macelleria Mategia di Montereale.

Arrosticini e bistecche di pecora si accompagnano bene con patate di produzione locale. Tra i menu combinati c’è la possibilità di omaggiare il “monte Camicia” (hamburger con formaggio, guanciale e pomodoro più patatine) e il “monte Bolza” (macinato di manzo e suino di Montereale con cuore di mozzarella artigianale di Ofena, radicchio e spinaci oltre al contorno di carciofi fritti).

Il resto lo fa la passione per il calcio. Simone è una punta, in forza da qualche tempo alla Ss Preturo, dopo anni di militanza col Cesaproba.

Non mancano i poster dell’Aquila Calcio e le immagini del ragionieri Fantozzi con la casacca rossoblù.

E Thomas Millian.

Certo, foto d’epoca e calendari con scritte “AQVILA” fanno venire la nostalgia degli anni Trenta. E i colori del dipinto “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo tradiscono un certo impegno sociale. Ma niente simboli strani.


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