PASCOLI, LA LEGGE DELL’ABRUZZO DIVIDE LA COLDIRETTI

L’AQUILA – La nuova legge della Regione Abruzzo sui pascoli divide al suo interno la Coldiretti, con l’organizzazione pugliese che la contesta e quella abruzzese che la difende.
Una norma sicuramente controversa che proprio oggi è stata impugnata dal Consiglio dei ministri e che, come Virtù Quotidiane ha spiegato in un approfondimento, stabilisce che le terre a uso civico debbano essere conferite prioritariamente a persone o società residenti nel comune (o nei comuni confinanti) in cui i terreni si trovano.
Una volta soddisfatto questo bisogno, se ci saranno terreni di pascolo eccedenti verranno assegnati senza gara ai residenti dei comuni della provincia e della regione. Se a quel punto ci saranno terreni ancora non assegnati, i Comuni – o le amministrazioni separate degli usi civici, come nel caso dei territori più estesi come L’Aquila – potranno indire una gara pubblica nazionale per l’assegnazione dei terreni.
“Si tratta di una legge giusta”, scrive oggi in una nota Coldiretti Abruzzo, “con un fortissimo risvolto etico e nata per fronteggiare meccanismi contorti e pericolosi che finora hanno penalizzato lo sviluppo della pastorizia abruzzese relegandola ad un ruolo marginale e minoritario come dimostra la progressiva diminuzione delle imprese zootecniche locali”.
Solo qualche settimana fa, invece, la Coldiretti Puglia attaccava la legge abruzzese sostenendo come la legge “fa saltare regole condivise che hanno garantito fino ad oggi la storica pratica della transumanza”, mettendo “a rischio, se non addirittura vietando, l’attività agro-pastorale legata allo spostamento in estate delle greggi dalle regioni contigue all’Abruzzo, come la Puglia”.
“Quanto sta accadendo intorno alla questione dei pascoli è semplicemente imbarazzante per i tanti allevatori che, per decenni, hanno contribuito alla salvaguardia del territorio montano e all’economia abruzzese delle zone svantaggiate – afferma oggi l’associazione abruzzese – . Coldiretti Abruzzo commenta così la querelle nata circa la legge regionale approvata lo scorso 6 aprile per risolvere una problematica antica che vede protagonisti da una parte gli allevatori locali e dall’altra aziende di fuori regione a caccia di terreni montani anche allo scopo di beneficiare di sostanziosi aiuti comunitari erogati in base alle superfici utilizzate a pascolo. Una diatriba che nelle ultime settimane si è arricchita di interventi, polemiche e prese di posizione che, vedendo in netto contrasto anche diverse governance regionali e istituzionali di vario livello, hanno di fatto rimesso in discussione una norma nata con l’unico scopo di tutelare le popolazioni e le imprese locali”.
“Una legge che ora, nella seduta del consiglio dei ministri di oggi, rischia di essere addirittura impugnata dinanzi alla Corte costituzionale”, ricorda Coldiretti Abruzzo, “insomma, dopo il danno la beffa”.
“Una situazione assurda che suscita imbarazzo etico e morale per i tanti allevatori che da anni chiedevano di essere ascoltati – dice ancora Coldiretti Abruzzo – la norma, che prevede semplicemente la priorità di assegnazione dei pascoli alle aziende residenti, nasce con l’obiettivo di tutelare una tradizione antica e consolidata messa a dura prova da fenomeni speculativi quali l’accaparramento dei terreni a prezzi fuori mercato perché “drogati” dagli aiuti comunitari”.
“I pastori abruzzesi – conclude Coldiretti Abruzzo – vogliono una cosa semplice: poter pascolare mandrie e greggi sui propri territori, come per secoli è stato. Ci duole che la tutela dell’economia locale possa essere intesa da altre regioni come un affronto ad una tradizione peraltro comune, ma la transumanza non è affatto il principio che ha ispirato la norma che va considerata sotto ben altro punto di vista”.
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