RIGIDE LINEE GUIDA PER LA RIAPERTURA DEI MUSEI, L’ABRUZZO PUÒ RIPARTIRE DA QUI

L’AQUILA – Sono tante le sfide che il vasto e variegato mondo della cultura deve affrontare tutti i giorni. Vanno dalla mancanza di fondi adeguati a quella del personale, passando spesso per un’inerzia non più sostenibile delle istituzioni preposte alla tutela e alla valorizzazione di un immenso patrimonio artistico, architettonico, storico e naturalistico che, vale sempre la pena ricordarlo, rappresenta una buona fetta del Pil italiano.
Alle problematiche che giornalmente amministratori, funzionari e privati devono risolvere si aggiunge quella invisibile del nuovo coronavirus che sta già mettendo in ginocchio operatori del settore turistico e culturale e che lascia intravedere una piccola luce solo per chi sarà veramente intenzionato a fare di necessità virtù in questa crisi surreale.
Sono di domenica le linee guida adottate dal Comitato Tecnico-Scientifico (Cts) per l’emergenza Covid-19, durante le riunioni tenutesi presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile dei giorni scorsi per la riapertura dei musei che nei prossimi giorni spetterà al governo decidere se e come applicare.
Si parla purtroppo e necessariamente di una serie di misure rigide e restringenti da applicare insieme ai principi di gradualità e progressività, anche per verificarne la sostenibilità, iniziando con riaperture sulla base della tipologia del museo (sito all’aperto, sito in locali confinati, sito ibrido), delle dimensioni e della concentrazione dei flussi dei visitatori.
Le misure per i musei che hanno più di 100.000 visitatori l’anno saranno più stringenti rispetto a quelle dei musei piccoli.
Quelle che valgono invece per tutti comprendono in primo luogo la gestione degli ingressi e delle uscite.
“Le visite”, si legge nel documento, “vanno contingentate per numerosità e fasce orarie” prevedendo orari di apertura e chiusura che non vadano ad aggravare la situazione dei pendolari, come il sovrapporsi con le ore di punta, raccordandosi necessariamente con le istituzioni preposte ai trasporti.
Ci sarà l’obbligo di mascherina per i visitatori durante tutta la visita e dovrà esserci una corretta gestione degli spazi comuni, sarà obbligatoria la segnaletica per far rispettare la distanza fisica di almeno 1 metro, dentro i siti e fuori. Andranno previsti percorsi a senso unico e saranno obbligatorie le sanificazioni degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni prestando particolare attenzione alle superfici di contatto di frequente utilizzo.
L’uso di touch screen, contanti, audioguide andrà limitato, così come dovranno essere evitate le file alle biglietterie privilegiando l’acquisto di biglietti tramite app e siti web, la predisposizione di guide e materiale digitale al posto del cartaceo, la fornitura di materiale informativo sulle misure igienico-sanitarie e i filmati sulle misure da seguire nei siti.
Per quanto riguarda i lavoratori, il Cts prescrive l’obbligo di mascherine per quelli che sono a contatto con il pubblico o con altri lavoratori, la prosecuzione dello smart working, le verifiche costanti dello stato di salute del personale assicurando idonei screening.
L’Abruzzo non registra flussi di visitatori pari a quelli dei grandi musei. Nel gennaio scorso, il Ministero per beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), ha pubblicato la Top 30 per visitatori e introiti nel 2019 nella quale l’Abruzzo è risultato purtroppo fanalino di coda.
Se il 2019 ha registrato un incremento nazionale dell’1,5% pari a 400 mila visitatori in più, nessun sito abruzzese raggiunge la Top 30 stilata dal Ministero, anzi, i musei e le aree archeologiche abruzzesi si posizionano solo al penultimo posto nella classifica delle Regioni italiane per numero di visitatori, seguite solo dal Molise.
Il miglior risultato nel 2018 in Abruzzo è raggiunto dal castello Piccolomini di Celano, con circa 23.500 visitatori mentre il sito archeologico di Alba Fucens fa registrare un dato stimato di 20.000 visitatori.
Leggendo di linee guida, numeri, statistiche e obblighi, sembrerebbe che l’annus horribilis della cultura abruzzese debba ancora venire.
Eppure, a ben guardare, se è vero che da ogni crisi può scaturire un’opportunità, allora i siti abruzzesi potrebbero essere proprio i primi a riaprire – nell’ottica di dover privilegiare quelli con un numero di visitatori basso – diventando anche un esempio di come fare a riaprire.
Nel caso dell’Abruzzo, sede di molte perle rare, set di storie millenarie, leggende lontane, luogo dalla natura mozzafiato che scende a picco dai 2912 metri di quota fino ai parchi, ai borghi montani e a quelli affacciati sull’Adriatico, dal mare con le sue aree protette da Pineto a Vasto, passando per l’acqua dolce del fiume più pulito d’Europa, il Tirino, o per il lago a forma di cuore, a Scanno, luoghi di trekking e di tuffi, di canoa e alpinismo, dall’enogastronomia a km zero, questa crisi potrebbe avere più di un risvolto positivo. Terra dai musei piccoli l’Abruzzo, ma ricchi di scoperte da fare.
Questa crisi potrebbe invogliare ed incentivare gli stessi abruzzesi, anche nel caso in cui spostarsi tra le regioni sarà in futuro più semplice o consentito, a restare nei propri luoghi e a scoprirli come mai aveva fatto prima. Tutto dipende da una cosa sola, la volontà di cittadini, imprese e istituzioni di dare a questi luoghi, finalmente, la gloria che meritano. Luisa Di Fabio
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