Cultura 28 Gen 2021 18:55

IL CULTO DI SAN BIAGIO A TEMPERA, CIAMBELLA SALATA E RITO COLLETTIVO PER IL PATRONO

IL CULTO DI SAN BIAGIO A TEMPERA, CIAMBELLA SALATA E RITO COLLETTIVO PER IL PATRONO

L’AQUILA – La tradizionale ciambella di San Biagio riveste per la popolazione aquilana un valore simbolico importante, legato al culto del santo venerato dai sopravvissuti al terremoto del 2 febbraio 1703, che da allora festeggia la ricorrenza con il dolce decorato con canditi e granella di zucchero.

Non tutti sanno, invece, che per la frazione aquilana di Tempera, culla della riserva naturale del fiume Vera, la tradizione ha un valore ancora più sentito dalla comunità locale che lo festeggia quale patrono del paese e santo protettore della gola, ma con una ciambella salata come il pane e condita con i semi di finocchio.

Una tradizione molto antica come la chiesa parrocchiale di San Biagio, nei pressi del cimitero del paese, dove, fino al terremoto del 2009, erano custodite le reliquie del santo. Il sisma ha reso inagibile l’edificio di culto e ricoperto di macerie la statua del martire finita in frantumi, ma grazie alle conoscenze del parroco don Giovanni Gatto, e alle donazioni delle parrocchie trevigiane di Biadene e Caonada, è stata realizzata una nuova scultura di San Biagio intagliata da un maestro falegname di Ortisei, paese della Val Gardena.

“La tradizione vuole che la ciambella dedicata al nostro santo patrono sia salata, lievitata come il pane e farcita con i semi di finocchio, per poi essere distribuita a tutta la comunità in un grande rito collettivo. Nel 2009 – racconta a Virtù Quotidiane Claudio Alfonsetti, speaker radiofonico e originario di Tempera – ne vennero sfornate circa otto quintali”.

“Prima che la produzione del pane di San Biagio venisse affidata ai forni della zona – rivela – , i miei zii Enrico e Dino Alfonsetti, figure storiche e grandi animatori della festa del paese, provvedevano personalmente a preparare l’impasto con il prezioso aiuto delle signore di Tempera”.

Una tradizione sempre viva che si tramanda di generazione in generazione, ma che quest’anno, a causa delle restrizioni anti Covid non è possibile ripetere. A differenza delle celebrazioni religiose che si svolgeranno secondo le normative attuali di sicurezza dal 2 al 7 febbraio.

Tradizione vuole che, nel corso della processione religiosa (in copertina una foto del passato) tra i vicoli del borgo, una grossa ciambella al finocchio venga sospesa ai piedi della statua di San Biagio. La celebrazione prevede anche la benedizione dei devoti con le candele benedette e incrociate sulla gola quale auspicio di buona salute.

La leggenda narra infatti di una donna che pose accanto a San Biagio il figlioletto che stava soffocando a causa di una lisca di pesce conficcata nella gola. Il santo, che era anche medico, mentre veniva condotto al martirio, non mancò di benedire la gola della creatura scongiurando miracolosamente il pericolo.


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