Merano Wine Festival: vini sotto la neve del Gran Sasso, per la prima volta un premio a un metodo di affinamento
di Giorgia Roca
MERANO – “Il nostro progetto consiste nel portare in alta quota bottiglie di vino già lavorate per attivare un processo di affinamento e di trasformazione all’interno della bottiglia grazie alla bassa temperatura e ad un substrato minerale tipico del Gran Sasso che conferiscono al vino longevità e freschezza che non sarebbero garantiti attraverso altri sistemi”.
Lo racconta Lorena Lucidi, insieme a Bruno Carpitella artefice di Vini d’Altura Gran Sasso d’Italia, metoo che ha ricevuto 3 Wine Hunter Award, i riconoscimenti attribuiti da Helmut Kocher nell’ambito del Merano Wine Festival.
È la prima volta che un concorso enologico attribuisce dei riconoscimenti ai risultati ottenuti mediante un metodo di affinamento del vino.
I tre vini premiati sono Valdobbiadene Docg Rive di Guia Transumante 2020, Cerasuolo d’Abruzzo Doc Transumante 2018 e Morellino di Scansano Docg Transumante2018.
L’idea innovativa prende spunto dalla conservazione dei cibi e del sottovuoto: “Anche nel mondo del formaggio, infatti, esistono le figure degli affinatori. Abbiamo iniziato a fare i primi esperimenti nel 1986 e nei primi anni del 2010 abbiamo effettuato test su centinaia di bottiglie dal Piemonte a Pantelleria scoprendo così che l’input dato dalla montagna è identico per tutti i vini”.
“Ci caratterizza, inoltre, il marchio transumante, che oltre a rappresentare la regione Abruzzo rispecchia anche la transumanza verticale della nostra attività, portando i vini dalla quota più bassa a quella più alta all’interno di cantine mobili nella neve. La produzione raggiunge 2.000 bottiglie e alcuni vini vengono traportati addirittura in spalla fino all’interno della cantina stessa quando lo spazio è molto ridotto”, conclude.
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