Ansema, nel torinese il ristoro bioculturale di Marta e Pietro è un progetto sociale

CHIAVERANO – Un’idea pensata da due menti, ma costruita per diventare di e per la comunità, tanto da aver avviato una vera e propria raccolta fondi. Ecco perché sarà Ansema, che in piemontese significa insieme, il nome del ristoro bioculturale che sorgerà nel 2025 a Santo Stefano di Sessano, frazione di Chiaverano in provincia di Torino.
Lì nell’area verde vicino alla chiesetta dove un anno fa si sono sposati, Marta e Pietro, i due ideatori del progetto, hanno voluto dare concretezza al loro sogno.
Lei, laureata in scienze gastronomiche, e cresciuta in una famiglia dedita alla coltivazione biologica, inizia a lavorare come cuoca e nel mondo dell’associazionismo. Pietro, formatosi alla scuola alberghiera, ha intrapreso la carriera di cuoco, prima a Biella, poi a Milano e infine all’estero, ma è durante l’Università del Gusto che scopre la passione per la botanica e le erbe spontanee. Da lì decide di lasciare gli studi per dedicarsi a una ricerca più integrata con la natura: lavora in un rifugio alpino, dove inizia ad utilizzare in cucina la flora spontanea commestibile. Quando si incontrano, si innamorano, ricostituiscono un’associazione e danno vita a iniziative territoriali per valorizzare i saperi sulle erbe spontanee commestibili.
Nel 2023 scelgono di sposarsi nella chiesetta di Santo Stefano di Sessano, in un’area verde dall’importante valore culturale e naturalistico, luogo al quale entrambi, per motivi diversi, sono affezionati. Quando si imbattono nell’edificio dell’ex bar del paese, immaginano di trasformarlo in un “ristoro bioculturale”, che sarà realtà nel 2025 e che prenderà il nome di “Ansema”, insieme appunto. Tra loro, ma anche con chi parteciperà alla campagna di raccolta fondi che hanno avviato su Produzioni dal Basso, una piattaforma italiana di crowfunding.
Per realizzare il loro progetto Marta e Pietro puntano a raccogliere 20mila euro che serviranno per rendere accessibile a chiunque il ristoro bioculturale Ansema.
“Ecco come utilizzeremo quanto raccolto”, spiegano sulla piattaforma nella quale è raccontata tutta la loro storia. “Ristrutturazione delle parti interne ed esterne del locale (bagno e ingresso); acquisto di un carrello montascale per carrozzine; acquisto delle attrezzature e installazione della cucina di Ansema. Chi conosce l’area di Santo Stefano di Sessano, sa quanto quel luogo sia meravigliosamente magico, e sa anche che un’offerta gastronomica integrata con l’ambiente in cui si colloca fornirebbe un incredibile valore aggiunto al luogo”, si legge nel sito.
Nel ristoro, “Marta potrà sfornare le sue torte di mele e Pietro potrà attuare la sua ricerca sulla cucina botanica, dove d’estate poter servire gelati al rosmarino, e d’autunno riempire l’aria del profumo scoppiettante delle caldarroste, dove poter finalmente avere uno spazio per portare avanti progetti sociali, di inclusione e formazione, e – soprattutto- un luogo dove cooperare con la comunità: un rifugio bioculturale per preservare e condividere i saperi”, concludono.
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