GIÒ DI TONNO PROTAGONISTA DELL’ESTATE ROCCHIGIANA, “SOGNO NOTRE DAME DE PARIS IN ABRUZZO”

ROCCA DI MEZZO – Racconterà il suo percorso professionale dal Festival di Sanremo ai musical, passando per le imitazioni del programma Tale quale show, nello spettacolo “A volte Giò a volte no”, che ci sarà domenica 28 luglio a Rocca di Mezzo (L’Aquila), l’artista pescarese Giò di Tonno.
Il cantante originario di Montesilvano (Pescara) torna di nuovo nel comune aquilano, invitato dal comitato feste patronali nell’ambito degli eventi dell’estate rocchigiana, dopo la partecipazione come giurato al concorso di Sandro Argentieri dello scorso settembre.
Un artista poliedrico, Di Tonno, innamorato di musica e recitazione e del suo Abruzzo, sempre pronto a stupirsi e a stupire, e a esplorare nuovi percorsi.
“Sarà un concerto in cui mi racconterò – anticipa a Virtù Quotidiane – . Canterò il mio percorso fin qui, dagli albori dei primi Festival di Sanremo ai vari musical, primo fra tutti Notre Dame de Paris. Farò inoltre imitazioni che ripercorreranno la mia esperienza televisiva a Tale e quale show, oltre ad alcuni omaggi a cantautori italiani”.
Ultima fatica dell’artista, la scrittura di un musical tutto suo che ha richiesto tre anni di lavoro e che spera di portare presto in scena.
“Non posso ancora svelare nulla ma ho messo tutto me stesso in questo progetto e ora spero di trovare i soldi per poterlo realizzare. È il mio sogno – aggiunge – . Mi piace comporre, di solito lo faccio nel silenzio della mia mansarda. Il musical mi piace moltissimo riprenderemo con il tour di Notre Dame de Paris che partirà da Pesaro il 13 settembre toccando moltissime città italiane”.
Di Tonno si dice entusiasta della sua esperienza al fianco di Riccardo Cocciante nel musical Notre Dame de Paris: “È stata molto positiva, umanamente e professionalmente. Ho condiviso con lui e con gli altri artisti un palcoscenico e un dietro le quinte prezioso che mi hanno fatto crescere tanto, e ho imparato la disciplina del teatro. Il mio sogno è di riuscire a portare Notre Dame de Paris in Abruzzo, a Pescara. Siamo stati in tutto il mondo e mai nella mia città, è paradossale. Sarebbe bello anche portarlo all’Aquila. L’anno scorso con Cocciante abbiamo cantato davanti alla Basilica di Collemaggio e abbiamo fatto anche alcuni brani di Notre Dame. Mi ricordo che ne abbiamo parlato e abbiamo pensato ‘perché non portarlo anche qui, davanti alla Basilica, in questo scenario bellissimo e con questo rosone che ricorda quello di Notre Dame?’ Sarebbe un palcoscenico pazzesco”.
Di Tonno rimarca inoltre il suo attaccamento all’Aquila, non solo professionale ma anche affettivo.
“Sono molto legato alla città. Ho lavorato tanto con il Tsa, partecipando al musical Jekyll and Hyde e ho lavorato inoltre con l’orchestra Sinfonica. Mia moglie ha studiato all’Aquila, il mio bassista Mauro Maccarelli e il mio fonico Stefano Del Vecchio sono aquilani e conosco molto bene la città. All’Aquila tra l’altro, dopo il sisma, ho dedicato una canzone dal titolo ‘100 fontanelle’, ricordando le 99 Cannelle, più una che rappresenta il pianto delle persone coinvolte dal dramma del 2009. Ho cercato di cantarla e di portarla ovunque andassi in ricordo di ciò che era stato e della tragedia vissuta da tantissimi aquilani”.
Nei suoi viaggi e nei suoi concerti in Italia e all’estero, Di Tonno non dimentica mai di raccontare il suo Abruzzo e la sua terra.
“Se sono quello che sono lo devo alla mia terra che amo profondamente – precisa – . Canto sempre i miei luoghi, le sue tradizioni, e ne parlo molto, raccontando molti aneddoti legati all’Abruzzo. C’è anche, spesso, questo aspetto ludico nel racconto che è molto nostro e legato alla spontaneità abruzzese”.
Un percorso professionale con la musica nel sangue fin dall’età di 8 anni, quando, ancora bambino, imparò a suonare il pianoforte.
“Posso dire di essere nato con la musica. A 12 anni mi sono avvicinato a quella leggera e ho fatto veramente di tutto, cantando nei locali, nelle balere e nelle navi da crociera. Sono 40 anni che ormai vivo di musica e mi piacerebbe continuare a farlo – conclude – . Diciamo che non ho un piano B e spero di non doverne avere bisogno perché mi piace troppo quello che faccio”. (m.gal.)
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