Personaggi 02 Set 2022 18:27

TRA ARTE E MAGIA: IL LABORATORIO ORAFO DI EUGENIO DI RIENZO A SCANNO

TRA ARTE E MAGIA: IL LABORATORIO ORAFO DI EUGENIO DI RIENZO A SCANNO

SCANNO – L’arte orafa in Abruzzo ha radici antiche – molto probabilmente legate ai Longobardi – e una tradizione importante, che nel tempo si è rafforzata sempre di più, con l’affermarsi degli studi etno-antropologici e culturali, che hanno riportato luce e interesse sul gradissimo valore del patrimonio artistico e tradizionale anche delle culture subalterne.

Siamo a Scanno (L’Aquila), una delle zone imprescindibili per quanto riguarda l’oreficeria abruzzese, insieme a Pescocostanzo, Guardiagrele, Sulmona, la Valle Peligna e L’Aquila. Eugenio Di Rienzo è intento a lavorare, a creare, anzi, nel suo laboratorio orafo. Sul suo banco gli attrezzi del mestiere e, accanto, esposti, i suoi gioielli finiti, capolavori che stupiscono per raffinatezza e precisione: Amorini, Presentose, Cercelle, Cannatore.

Le creazioni di Eugenio hanno il sapore della tradizione abruzzese orafa antica ma sono perfettamente al passo coi tempi. “Mi piace sperimentare, uso tutte le tecniche che conosco e anche quelle che non conosco, dai primi di luglio sto esplorando anche l’utilizzo del laser per saldature particolari. Questo è il mio modo per tenere saldi i legami col passato ma anche per proiettarmi nel futuro”: si presenta così Di Rienzo ma il suo cognome è noto, si lega da generazioni all’artigianato orafo scannese e abruzzese. Dal 1600 a voler essere precisi.

“Da mio nonno Armando ho preso la passione della lavorazione dei bottoni, lui è stato il primo a lavorare i bottoni del costume tipico delle donne di Scanno (e le fibbie dei mantelli dei pastori anche) rendendoli veri e propri gioielli. È sempre lui che ha inventato l’Amorino e ha trasmesso la sua arte a mio padre, Nunziato, e a me. Io cerco sempre anche di studiare chi ho davanti, per evolvermi, in primo luogo, e per rendere felice il cliente, che è consapevole di indossare un pezzo di storia. Per me non esiste un limite nel creare. Ad esempio sono riuscito a permettere alle ragazze che non hanno i buchi alle orecchie di indossare cercelle e sciacquaje attraverso un meccanismo che creo direttamente sull’orecchino, su misura, senza snaturarlo nella fattura né nella funzione primaria che è quella di ondeggiare”.

Gli sciacquaje sono i tipici orecchini abruzzesi “a navicella” lavorati a traforo, che al centro riproducono figure come mascheroni o fiori, piante, foglie, simbolo di benessere e prosperità. Gli orecchini si muovono mentre le donne camminano, ondeggiano – come una nave sul mare (appunto) – e scacciano così, anche attraverso dei piccoli campanellini pendenti che suonano quasi impercettibilmente, il malocchio e gli spiriti maligni.

I gioielli in Abruzzo hanno avuto sempre un significato simbolico collegato ai culti religiosi, da un lato, e alla superstizione, dall’altro, ma in entrambi i casi la tradizione orafa antica si lega ad un ruolo apotropaico del gioiello, di benedizione, che doveva servire come amuleto di protezione dagli influssi negativi e dai malefici. Questa doppia valenza, estetica e magica, molto spesso si è mantenuta nel tempo, legandosi a volte a oggetti come chiavi, rane e altri simboli di buona fortuna, a volte alle pietre preziose, che spesso erano portate al collo per garantire ottima salute, come la corniola, che dona benessere fisico, o l’ametista, che calma la mente e i pensieri. La Presentosa, ad esempio, l’iconico medaglione a stella che al centro ha dei cuori e che viene regalato come promessa d’amore, proteggeva il cuore di chi la indossava, in senso fisico e simbolico.

“Sono molto legato alla mia Presentosa”, aggiunge Eugenio, “sono gioielli unici, ognuno la reinterpreta a suo modo ma sono così fiero della mia, perché ha un volume: il cerchio è bello, ma la sfera di più. Tengo molto anche ai gioielli col tombolo, perché uniscono due tradizioni, il tombolo e l’oreficeria: la bravissima Giovanna Di Clemente realizza il tombolo e io lo incornicio, lo incastono nei miei gioielli. Molto spesso l’artigianato orafo prende le trame dai disegni del tombolo, ma noi abbiamo fatto un passo ulteriore, fondendolo direttamente nel gioiello, facendo diventare gioiello esso stesso”.

E ancora Manucce e Cicerchiate, per la lunghissima tradizione degli anelli scannesi, promesse di amore e fedeltà. Quello di Eugenio Di Rienzo è un laboratorio pluridecorato e pluripremiato, che esalta e rende eterna un’arte antica e pregiata e che, insieme, racconta tanto della nostra regione. Nell’ultima Expo, quella a Dubai, Eugenio ha rappresentato l’Abruzzo nel mondo: “È stata una soddisfazione indescrivibile, così come quando, senza proporti, ti contattano – perché conoscono la tua serietà – per realizzare gioielli per i Papi, o ancora quando, nel 2011, ho realizzato la moneta celebrativa per l’Unità d’Italia vincendo un concorso importantissimo. Mi auguro che i miei figli portino avanti questa tradizione di famiglia: anche i miei fratelli sono nel commercio orafo, la nostra è una tradizione di famiglia, è la nostra stessa vita, e mi auguro che l’artigianato e l’arte orafa abruzzese siano sempre più valorizzati, intendo proprio a livello culturale, spero gli sia riconosciuta l’importanza che meritano”.

Tante le storie che si raccolgono in un posto come questo, che rende consapevoli dell’immensa ricchezza culturale di questa regione, riscoprendone il tempo e lo spazio, le tradizioni e le persone. Si esce dal Premiato Laboratorio Orafo Eugenio Di Rienzo con gli occhi pieni di bellezza.

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