“PASCOLI A RISCHIO”, ALLARME DI ALLEVATORE DI ACCIANO CHE LANCIA APPELLO ALLA REGIONE ABRUZZO
di Giorgia Roca

ACCIANO – “Rischiamo di perdere un settore importante, potremmo ritrovarci le pecore chiuse esclusivamente in stalla e le montagne spopolate o, nell’ipotesi peggiore, occupate dagli abusivi. Anche il costo delle carni macellate aumenterà inevitabilmente, se mancheranno i contributi necessari per la nostra categoria”.
È la denuncia dell’allevatore Luca Catonio, 30enne di Acciano (L’Aquila) che vorrebbe poter continuare a lavorare proficuamente ma che si sta scontrando con le scelte nazionali sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) che, a partire da quest’anno, penalizzano l’allevamento ovino e caprino estensivo.
Tra le novità della Pac ci sono un sostegno più mirato alle aziende agricole di piccole dimensioni e il rafforzamento del contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici indicati dall’Unione europea. Ma sono la riduzione del valore dei titoli comunitari – diritti legati, tra le altre cose, agli ettari di terra utilizzati che permettono all’agricoltore o all’allevatore di ricevere contributi – e uno scarso sostegno a livello locale ad alimentare risentimento e sfiducia nel giovane imprenditore.
L’Abruzzo è una regione tradizionalmente vocata alla pastorizia e Catonio, come i suoi colleghi, si aspettava un intervento da parte della Regione che almeno per ora non è arrivato, che compensasse il taglio del contributo comunitario. Sembra peraltro destinata a scomparire la misura del Psr rivolta proprio al miglioramento dei prati-pascolo, ossia un aiuto economico destinato alle aree carenti di erba.
I contributi comunitari rappresentano una autentica boccata d’ossigeno che permettono la sopravvivenza delle imprese agricole e il contenimento dei prezzi finali per i consumatori. Pertanto, Catonio evidenzia l’urgenza di interventi anche comunali come, ad esempio, il prolungamento della durata di affidamento dei terreni demaniali e la riduzione dei canoni di affitto che, peraltro, sarebbero lievitati dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la legge regionale che privilegiava gli allevatori del posto.
“L’agevolazione era condivisibile”, ragiona l’allevatore che possiede 1.200 capi, “visto che sono un residente, padre di famiglia, che vive e che ha deciso di investire ad Acciano. I contributi sono necessari, non voglio di certo lavorare gratuitamente, mi aspetto una presa di posizione diversa anche da parte del Comune”.
Catonio non vuole cedere a sostituire le pecore coi bovini, come stanno facendo in molti in virtù dei maggiori contributi previsti (lo ha spiegato bene a Virtù Quotidiane Nunzio Marcelli), ma insiste nel chiedere adeguate politiche di sostegno, affiancato anche dalla federazione provinciale Coldiretti, presieduta da Domenico Roselli, ed è pronto, insieme ad altri, alla mobilitazione per far sentire la voce dell’intera categoria,
“L’allevamento di ovini, essendo basato sulla transumanza si adegua da sé alla politica che favorisce gli allevamenti estensivi agli intensivi, ragione in più per sostenerlo con aiuti adeguati. Viceversa, non potendo più contare sull’importo iniziale dei premi si rischia di penalizzare oltremodo un settore che soffre già del cambiamento climatico e dell’aumento dei prezzi del foraggio e del fieno“, conclude.
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